“La medicina generale è una disciplina accademica e scientifica, con suoi contenuti educativi, di ricerca, le sue prove di efficacia, la sua attività clinica, ed è una specialità clinica orientata alle cure primarie” (Definizione Europea della Medicina Generale, W0NCA Europe, 2002). Tale concetto di Medicina Generale come disciplina e di conseguenza, date le sue specificità, come specialità, è da tempo condiviso a livello internazionale, mentre in Italia ha una storia piuttosto tormentata (e non ancora pienamente compiuta, anche se formalmente inserita nel testo dell’ultima CNU).
Sono ormai passati oltre vent’anni dal DL n. 256 del 1991 (in attuazione in Italia della direttiva CEE del 1986 - proprio del 1986!!), che prevedeva l’istituzione in Italia dei Corsi di Formazione Specifica in Medicina Generale; a cui hanno fatto seguito altri due decreti (del 1999 e 2003) che recepivano l’obbligo di passare da 2 a 3 anni la durata del Corso, sempre su pressioni dell’Unione Europea. Tutto ciò dunque avveniva non tanto per una scelta culturale e politica del nostro paese, ma per consentire la libera circolazione dei medici e il reciproco riconoscimento dei diplomi a livello europeo.
A questo si è aggiunto, nei primi anni 2000, un altro evento, questa volta assolutamente spontaneo, importante per la Medicina Generale italiana: la nascita delle prime esperienze di didattica rivolte agli studenti di medicina, ora ormai presenti in numerose facoltà.
Pur con una storia così lunga di formazione alla Medicina Generale, non si possono nascondere diverse criticità, riguardanti, pur con caratteristiche diverse, il prelaurea e la Formazione Specifica. Accanto ad alcune esperienze-modello nei due ambiti, esiste una grande eterogeneità di organizzazione, contenuti e metodologie didattiche. Nella Formazione Specifica ad esempio è ancora molto diffusa una didattica per materie anziché per competenze, con docenti spesso specialisti che ripropongono il modello universitario e ospedaliero sia di contenuti che di metodo (lezioni d’aula). Inoltre tutor di Medicina Generale, tutor ospedalieri e docenti d’aula spesso non hanno alcun collegamento fra di loro, mancando la condivisione di un progetto didattico comune.
Eterogeneità presente anche nella formazione prelaurea, anche se più comprensibile in carenza, come detto sopra, di un quadro di riferimento nazionale. Anche in questo ambito esistono, nonostante lodevoli tentativi di coordinamento, diverse differenze organizzative, di contenuto e di metodo fra i vari Atenei: ad esempio insegnamenti nel core curriculum degli studenti accanto ad altri facoltativi; scelte diverse di svolgimento, al 5°-6° anno di laurea oppure anche nei primi anni; corsi che privilegiano una didattica esclusivamente o in prevalenza d’aula e altri che invece si basano in modo preponderante sulla frequenza sul campo presso Medici di Medicina Generale-tutor.
La diversità di tali esperienze è però quantomeno sorprendente se si pensa che non dipende da scelte politiche, culturali e organizzative elaborate all’esterno della Medicina Generale, ma sono frutto della Medicina Generale stessa, dal momento che gestisce in prima persona sia le Scuole di Formazione Specifica che il prelaurea; e questo è un segnale preoccupante, che indica come manchi ancora un modello di riferimento condiviso interno alla professione, e una metodologia didattica originale per realizzarlo. Inoltre, se non si supera questo problema si rischia di perdere il grande lavoro culturale prodotto in questi anni dalla Medicina Generale stessa, formando i futuri medici a una professione che sembra ancora ferma ai canoni del passato.
Il Seminario dà volutamente per scontato il carattere disciplinare e di specialità della Medicina Generale, di cui la Definizione Europea citata all’inizio è una delle principali espressioni: pur considerando i diversi obiettivi fra prelaurea e Formazione Specifica (un conto è dover formare il futuro Medico di Medicina Generale, un altro un Medico che, indipendentemente dalle scelte professionali, deve conoscere “anche” le caratteristiche dell’Assistenza Primaria), il problema comune non è stabilire “quale” Medico di Medicina Generale si vuole formare, ma “come”, cioè quale metodologia formativa specifica si deve impiegare per raggiungere l’obiettivo.
Il Seminario si apre dunque con la storia della Formazione Specifica in Medicina Generale in Italia, che introduce la I Sessione dedicata al racconto delle esperienze nel prelaurea e nella Formazione Specifica, dalla viva voce di alcuni protagonisti (docenti e discenti). La II Sessione invece, introdotta da una relazione sull’esperienza di Mastricht, intende mettere a confronto il punto di vista sindacale e di società scientifiche sulle tematiche affrontate nella mattinata.
PROGRAMMA
SESSIONE I
Moderatore: Giuliana Bondielli
Esperienze di formazione nel prelaurea e nella Formazione Specifica raccontate dai docenti
Esperienze di formazione nel prelaurea e Formazione Specifica raccontate dai discenti
Discussione
SESSIONE II
Moderatore: Guido Danti
L’esperienza didattica di Maastricht (Norma Sartori)
Quale Medico di Medicina Generale si intende formare e come? (Tavola Rotonda)
Partecipano:
Discussione, compilazione questionario EBM e conclusione lavori