Che rapporto ha il medico di medicina generale con l’Informazione?
Per il medico di medicina generale l’informazione rappresenta contemporaneamente molte cose diverse: innanzitutto è ciò di cui ha bisogno per mantenere un livello di conoscenze adeguato a garantire competenza professionale, l’informazione professionale indispensabile da ricercare; poi è uno strumento – da rivisitare e perfezionare - con il quale inevitabilmente si rapporta al paziente e anche, più in generale, all’insieme dei suoi assistiti.
Ovviamente è anche il contenuto che il paziente gli sottopone, quello che contribuisce a definire le basi su cui poggia l’azione clinica, e da cui non può prescindere: non solo anamnesi, ma anche richiesta di valutazione, di un parere preciso su un’informazione avuta da altri che si sottopone al proprio medico non necessariamente per ottenere una prestazione, ma per ricavarne almeno strumenti di giudizio ed indicazioni di comportamento, il che avviene soprattutto nel campo della prevenzione.
L’informazione è anche prerequisito per il consenso, sia nella pratica che nella ricerca, e il consenso informato ha visto in questi anni il prevalere dell’accento sul consenso anziché sull’informazione e la condivisione, con la conseguenza di spostarne il contenuto dal piano essenziale a quello burocratico, e con le conseguenze medico-legali che oggi si cominciano a percepire sempre più forti.
Ma l’informazione è anche – e paradossalmente si potrebbe dire soprattutto – il più moderno ed insidioso ostacolo percepito nel rapporto col paziente, che ha ricevuto dai mass media messaggi riguardanti la salute e li riporta, filtrati ed alterati attraverso le sue capacità interpretative, al proprio medico. Spesso questi messaggi sono di cattiva qualità in sé, oppure sono concepiti per un pubblico “medio”, indifferenziato, mentre vengono principalmente recepiti da persone che hanno sull’argomento un interesse particolare, magari perché malate, e per le quali quindi un messaggio adatto “alla media” costituisce un’informazione fuorviante se non si hanno strumenti per inquadrarla correttamente.
Altre volte l’informazione proveniente dai media pone al medico di medicina generale la necessità di stabilire un rapporto critico diretto con le fonti che l’hanno originata: non sempre e non tanto verso chi gestisce il veicolo di informazione (quotidiani, riviste, televisione, Internet), quanto verso la fonte da cui proviene (gli specialisti, le loro associazioni, persino le Aziende sanitarie o gli enti locali: emblematici i casi dello screening per l’epatite C o quello per il tumore della prostata in Lombardia, che ha costretto le Società di medicina generale a prendere una comune posizione critica di politica sanitaria).
In questo campo si assiste da anni ad un’esplosione di lamentele da parte della medicina generale in cui si rischia di fare molta confusione – e vorremmo contribuire ad evitarlo - perché un conto sono le fonti e un conto sono i veicoli dell’informazione, un conto è la critica e un conto sarebbe la censura, un conto è avere i mezzi per esprimere le proprie posizioni e un altro conto è pensare che i medici siano gli unici autorizzati a farlo, e infine un conto è combattere la propaganda camuffata da informazione e un altro conto è pensare che esista un’informazione “oggettiva”, “vera”, e che magari rischia di essere anche buona e giusta solo perché così il medico risolve senza sforzi i suoi problemi di autorevolezza e prestigio, messi a repentaglio dalla molteplicità degli interlocutori con cui non è capace di confrontarsi.
Questo ultimo punto richiama in definitiva l’idea che il medico di medicina generale viva con disagio la necessità di navigare nella società dell’informazione, in cui è immerso assieme ai suoi pazienti: non avendo più un monopolio dell’informazione in ambito sanitario (come era quando non esisteva il profluvio di messaggi che c’è oggi, e lo studio medico era una delle poche fonti di informazione per le persone) il medico di medicina generale è costretto a mettersi in gioco, e si gioca prestigio, credibilità, soprattutto fiducia.
La fiducia è perciò l’altra chiave di lettura dell’informazione che vorremmo dare al nostro congresso: del resto è sempre stata la parola-chiave su cui si fonda il rapporto medico-paziente, un rapporto basato sulla fiducia, come è chiaramente stabilito anche nella Convenzione, ma come è ovvio ed implicito che sia, laddove esista un rapporto professionale. I pazienti e le persone in generale hanno un grande bisogno di sapere se possono attribuire fiducia ad un’informazione. Chiunque riesca ad agganciare questo valore aggiunto al messaggio che invia, sarà creduto, e quella sarà l’informazione vincente nel mercato dell’informazione. E’ delicatissimo il modo con cui i medici di medicina generale si rapportano all’informazione, soprattutto a quella che viene loro riferita dai pazienti. Un atteggiamento di sfida è inutile, un atteggiamento di disprezzo è cattiva pratica, un atteggiamento paternalistico rischia addirittura di essere, soprattutto in questo campo, controproducente.
Chiarezza di visione complessiva del problema, capacità di costruire modalità alternative, autonome e anche collettive di distribuzione delle informazioni, consapevolezza dei limiti intrinseci dell’informazione al paziente – l’informazione la definisce chi la riceve e non chi la dà – sono i cardini attorno a cui vorremmo far ruotare il Congresso. Non mancano spunti ed esperienze, in parte accumulate e tradizionali, in parte nuove su cui riflettere: dalle modalità di comunicazione basate sulla parola, ai leaflets informativi per i pazienti, dalla bacheca dello studio fino ad esperienze come l’utilizzo di Internet per distribuire informazioni agli assistiti, o come quella ultima di Q-channel.
Lo scopo che ci proponiamo con questo Congresso è di riuscire a definire in che modo possa oggi la medicina generale accrescere la sua credibilità, conservando il proprio ruolo professionale e agganciandoci quel fondamentale valore aggiunto che è la fiducia del paziente.
Trattando di informazione, non abbiamo saputo resistere alla tentazione di seguire, nella presentazione degli interventi, il modello del talk-show televisivo, che risulta particolarmente efficace e molto più gradito di una tradizionale "tavola rotonda".
PROGRAMMA
SESSIONE I
SESSIONE II
SESSIONE III
SESSIONE IV